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investire in criptovalute
investire in criptovalute

Invest

Sep 12, 2024

Criptovalute: Opportunità d'investimento o speculazione?

Le criptovalute sono da qualche anno ormai sulla bocca di molti, e “cosa ne pensi delle crypto?” è la domanda tipica che qualsiasi esperto o curioso di finanza si ritrova periodicamente sottoposta. 

Queste attirano tanti investitori (o speculatori? lo capiremo meglio nell’articolo) spesso neanche troppo informati, ma allettati dalla straordinaria crescita di Bitcoin degli anni passati. 

valore del bitcoin nel corso degli anni

Molto spesso purtroppo attirano anche delle tifoserie, da cui però preferiamo tenerci lontani per un giudizio equilibrato. 

Come qualsiasi strumento o prodotto finanziario, infatti, le criptovalute non sono “buone” o “cattive” in sé; possono essere adatte o meno a seconda di obiettivi, della proporzione con cui si inseriscono in portafoglio e della tolleranza al rischio. 

Ma andiamo per ordine e partiamo dalla definizione di criptovaluta.

Cosa è una criptovaluta?

Una criptovaluta è una forma di valuta digitale che utilizza la crittografia per garantire le transazioni e per controllare la creazione di nuove unità.

È decentralizzata, ossia non è regolata da un'autorità centrale come una banca o un governo, e si basa su una tecnologia chiamata blockchain, che funge da registro pubblico e immutabile di tutte le transazioni. 

La più nota, nonché la prima criptovaluta ad essere stata creata, è il Bitcoin

In un ormai celebre whitepaper del 2008 Satoshi Nakamoto (pseudonimo, la reale identità dell’ideatore o degli ideatori è ancora ignota), lo descrisse come Peer-to-Peer electronic cash system, ossia un sistema di pagamento elettronico fra pari. 

estratto del whitepaper di Satoshi Nakamoto sui Bitcoin

L’intenzione originaria, quindi, era quella di creare un sistema di pagamento che garantisse scambi sicuri senza necessità di istituzioni o di fiducia nella controparte.

Il filosofo Nassim Taleb (se non hai mai letto i suoi libri, ti consiglio di recuperare questo articolo) li descrive come una “polizza assicurativa contro un futuro orwelliano”, osservando come una valuta non vincolata al controllo di un’autorità centrale potesse dare piena libertà ai suoi utilizzatori e offrire riparo da scenari distopici di controllo.

Sulla scia di Bitcoin, poi, negli anni, sono nate moltissime altre criptovalute (in gergo “altcoin”), con diverse caratteristiche e struttura ma obiettivi simili.

In realtà, però, sia Bitcoin che tutte le altre sono ancora molto lontane da quella che era la finalità originaria, e se ne stanno allontanando sempre di più, venendo inglobate passo passo nella finanza tradizionale.

Infatti, le criptovalute continuano a scontrarsi con problemi ben definiti: l'alta volatilità dei prezzi e la mancanza di un'adozione su larga scala, nonostante la loro crescente popolarità.

Questi ostacoli le mantengono lontane dal diventare una reale alternativa alle valute fiat tradizionali, come l'euro o il dollaro.

Per questo si tratta oggi di asset totalmente speculativi.

Attenzione: questo non significa che la speculazione sia di per sé negativa. Nel linguaggio comune, il termine ha assunto una connotazione sfavorevole, ma in ambito finanziario è molto più neutro.

Speculare, infatti, significa semplicemente cercare di generare profitto vendendo un asset a un prezzo superiore rispetto a quello d'acquisto.

Se compro un'azione per poi rivenderla a un prezzo più alto, sto speculando.

Allo stesso modo è possibile fare speculazione immobiliare, acquistando un immobile soltanto per cercare di rivenderlo a un prezzo maggiore, e così via.

Le criptovalute non hanno ad oggi un valore intrinseco (non generano un flusso di cassa, visto che non erogano cedole o dividendi) e non sono una valuta vera e propria.

Perciò, l’unico motivo per mantenerle il portafoglio è sperare che accrescano il loro valore nel tempo, e che ci sia qualcuno disposto ad acquistarle ad un prezzo maggiore in futuro.

Quindi, come ogni altro asset speculativo dovranno rappresentare una parte marginale di portafoglio.

La sicurezza e i rischi

Un aspetto cruciale da considerare è la sicurezza: se da un lato la decentralizzazione è un aspetto interessante e positivo, dall'altro pone degli spunti di riflessione in più nell'ambito della sicurezza, non essendo custodito o tutelato da enti centrali.

Le transazioni in sé sono sicure: la tecnologia blockchain, insieme ai meccanismi di validazione come il “proof of work” e il “proof of stake”, rende praticamente impossibile alterare o falsificare le transazioni. Questo è un aspetto positivo.

Il vero nodo della sicurezza riguarda la custodia delle criptovalute stesse.

Dove conservarle, anche se virtuali?

In sostanza, ci sono due opzioni: tenerle su un exchange o in un wallet.

  • Gli exchange sono degli intermediari mediante i quali acquistare e vendere criptovalute; sebbene questa sia la loro finalità principale, molti di questi consentono anche la detenzione delle stesse.

Non essendo garantite da nessuna autorità centrale, però, è presente il “rischio di controparte”; se l’emittente fallisce, si rischia di non riavere indietro i propri titoli.

Purtroppo non tutti gli exchange sono così solidi e affidabili, anzi: i casi di fallimenti anche abbastanza eclatanti in passato sono ben noti, per non parlare di truffe vere e proprie.

Se si sceglie la detenzione in un exchange, quindi, è molto importante assicurarsi che questo sia adeguatamente solido e controllato; meglio ancora se anche quotato in Borsa, così da dover rispondere a criteri più stringenti di pubblicità.

  • L’alternativa è quella dei wallet, ossia dei “portafogli” in cui detenere i propri Bitcoin o altre crypto.

Questi si dividono in due categorie:

  1. Hot wallet: software, app o estensioni browser, strumenti digitali per conservare le crypto.

  2. Cold wallet: dispositivi fisici come hard disk o chiavette per lo storage.

I cold wallet sono la scelta migliore perché offrono maggiore sicurezza e controllo, ma sono più complessi da gestire e comportano costi aggiuntivi.

Quindi, per piccoli importi la detenzione negli exchange (sufficientemente sicuri) può essere presa in considerazione, ma se si hanno cifre considerevoli in criptovalute allora varrà la pena spendere del tempo per valutare la scelta di un buon wallet.

Ha ancora senso puntare sulle crypto?

Una volta definito il “campo da gioco”, sarà lecito chiedersi se ci siano ancora oggi opportunità di investimento in criptovalute oppure no.

Purtroppo non avendo la sfera di cristallo non abbiamo certezze su quali saranno i rendimenti futuri di questo asset, ma è possibile fare lo stesso alcune considerazioni.

È improbabile rivedere i rendimenti straordinari dei primi anni di Bitcoin, dato che ha ormai raggiunto una certa maturità e un valore di base molto più elevato.

Replicare le stesse performance vorrebbe dire portare un singolo Bitcoin ad un valore di decine di milioni di euro.

Tentare oggi il colpo della vita con Bitcoin è piuttosto improbabile; allo stesso modo, puntare sulla "altcoin vincente" è come giocare d'azzardo al casinò.

Questo non vuol dire che sia impossibile ancora oggi ottenere risultati positivi, ma di certo ha poco senso entrare con l’euforia di chi si aspetta i risultati del decennio precedente, quando le crypto erano ancora per larghi tratti una scommessa di nicchia.

C’è poi un aspetto molto importante da considerare: le criptovalute sono considerate asset "risk-on", cioè tendono a performare bene quando c'è un'elevata propensione al rischio, come accade con le azioni.

Esiste infatti una forte correlazione tra l'andamento dei principali indici azionari, soprattutto tecnologici, e quello delle criptovalute.

Queste, spesso, soffrono nei momenti di avversione al rischio e prosperano quando gli investitori cercano rendimenti più elevati.

Questo è un altro motivo per cui è utile avere in portafoglio una quantità non eccessiva da dedicare alle crypto, visto che possono essere una “cassa di risonanza” delle parti di maggiore rischio del proprio portafoglio.

Poi ogni situazione sarà a sé stante, ed è impossibile dare delle regole fisse visto che la propensione al rischio dipende da moltissimi fattori, come la stabilità del reddito, la presenza o meno di figli, l’attitudine personale, e così via.

Per questo motivo, prima ancora di pensare ai possibili rendimenti delle criptovalute è necessario costruire una solida pianificazione finanziaria che tenga conto di tutte le variabili.

Una volta fatto ciò, sarà possibile decidere se dedicare il 2, il 5 o il 10% alle cripto nella propria specifica situazione.

Se vuoi scoprire come costruire un piano finanziario su misura per i tuoi obiettivi e le tue esigenze, iscriviti alla nostra newsletter settimanale.

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